Il vecchio bar e… la Genesi
Non avevo mai notato l’iscrizione posta sulla porta principale di quello che una volta era il bar del nostro compianto Flavio Leone (per tutti i corcumellani Zi’ Fraviùccio). Credo che anche questo documento, così come l’altro situato nella chiesa di S. Antonio e riproposto poco tempo fa da Ettore Ruggeri, non sia stato mai recensito; forse anche perché giace quasi occultato, tra uno stemma un po’ logoro della famiglia De Pontibus e una bella ma polverosa lampada che ricorda vagamente lo stile Liberty. Ho deciso dunque di provare a decifrarlo.
Si tratta evidentemente di un’epigrafe mutila, caratterizzata da una grafia inquadrabile nelle cosiddette capitali epigrafiche umanistiche, che si diffondono in Italia già nella prima metà del XV sec. riprendendo come modello le grafie capitali dell’antichità classica. Il testo dell’epigrafe è piuttosto particolare, perché presenta un passo della Bibbia (Genesi 27, 28) relativo all’episodio di Isacco che, ormai anziano, non vedente e prossimo alla morte, desidera benedire l’erede primogenito Esaù. Egli, però, benedice senza accorgersene il secondogenito Giacobbe, il quale si sostituisce al fratello sotto mentite spoglie e ne “carpisce” quindi la benedizione.
Trascrizione
DET TIBI DEUS DE [R]ORE CE[LI] (ET DE PINGUEDINE TERRAE ABUNDANTIAM FRUMENTI ET VINI)
Dio ti dia abbondanza di frumento e vino dalla rugiada del cielo e dalla fertilità della terra
Oltre a una certa eleganza della grafia, si notano l’inclusione della lettera E all’interno della lettera D (in “DE”) e la semplificazione del dittongo di CAELUS nella forma del genitivo CELI. Difficile dire se l’epigrafe si trovi nel suo luogo d’origine o se vi sia stata traslata. In ogni caso, si può supporre che l’attuale edificio dell’ex bar fosse anticamente adibito a deposito di frumento e di vino, proprio perché esso costituisce un’ala dell’antico palazzo nobiliare dei De Pontibus. Si tratta comunque di una formula bene augurante, da intendere come auspicio sacrale per ottenere un buon raccolto e una buona vendemmia. Infine, va detto che il passo riportato costituisce anche l’incipit di un Responsorium relativo alle antifone della seconda domenica di Quaresima (Antiphonarium officii).
Riporto un particolare della pag. 150 del Codex Sangallensis 390 (Liturgia delle Ore dei monaci di San Gallo) ove compare il passo