Via Santa Maria del Monte – Corcumello – Capistrello

Appena lasciato Corcumello, nella valle e per la strada antica che per secoli ha collegato il paese a Capistrello, troviamo un grande slargo pedemontano che viene chiamato piazza Santa Maria. Da questo slargo partono, e sono sempre partite, du strade: una a destra, Via Piana, che sale alla Forca del Girifalco; l’altra a sinistra, Via S. Maria che sale al sito religioso di Santa Maria del Monte sul Monte Arezzo. Questo slargo Piazza S. Maria ha rappresentato per secoli e millenni un vero snodo di traffico, di persone e merci, che dalle zone del lago Fucino si dirigevano verso la valle di Nerfa e più avanti verso il passo di Roccaccerro, verso il Lazio e Roma. Dal Fucino si passava per il valico del Salviano e si percorrevano i Piani Palentini verso Collalto, già luogo di insediamento italico e poi romano e medievale, con l’importante sito di S. Angelo in Grottelle, vicinissimi a Piazza S. Maria e all’acqua portata con galleria dai romani. Ancora adesso nel catasto viene chiamata Via Avezzano quella direzione Valico–Collalto; e la Conetta della Trinità testimonia il secolare passaggio delle compagnie di pellegrini verso Vallepietra, proprio su questa direttrice, verso Forca del Girifalco.

Le popolazioni di oltre lago passavano per il valico ora della Cunicella e per i Piani Palentini, poi raggiungevano Collalto e piazza S. Maria verso la Forca del Girifalco. Su tutti i libri antichi e recenti è documentato il passaggio di persone e merci, anche con ruote, su Via Piana verso la Forca del Girifalco, dove era soprastante un giustificato insediamento fortificato di controllo; e poi in discesa verso Pagliara, chiamata prima Pagliara di Corcumello; e poi per la Valle di Nerfa, verso il passo di Roccaccerro, per immettersi sulla antica Tiburtina Valeria verso il Lazio e Roma. Viene perfino attestato il passaggio del prodotto pescato nel lago da Luco verso il Girifalco e Roma.

Proprio per questi motivi storicamente importanti viene a spiegarsi e definirsi meglio la presenza del sito religioso di Santa Maria del Monte, e la necessità di un accesso ampio e funzionale rappresentato da Via Santa Maria: per essa strada saranno passati persone e materiali del primo insediamento, come peraltro per ogni altro intervento di manutenzione fino ai nostri giorni; così come l’accesso delle compagnie dei pellegrini e poi la venuta di visitatori qualificati di ruolo religioso e civile. Nella storia Santa Maria del Monte ha legato le sue sorti per tanti anni al Monastero di Montecassino tramite S. Maria delle Grazie di Luco, ma per altro periodo è stata collegata al Monastero di Farfa, nel rietino, ed ha avuto e goduto di benefici autonomi per la vita degli addetti e per l’esercizio di culto per i devoti affluenti. Peraltro, risultano rettori regolarmente nominati ed investiti del titolo anche con obblighi e coinvolgimenti diocesani. La Via Santa Maria (come la piazza e Via Piana) è riportata sia nelle mappe e planimetrie catastali, sia nelle antiche e nuove cartine geografiche militari, regionali, provinciali e delle Comunità Montane, ma anche in quelle dei Parchi, del CAI e di altri organismi di promozione percorsi. Nel catasto viene riportata non come vicinale, ma proprio vera Via Santa Maria, ampia come quella verso Capistrello. Io stesso ricordo tale ampiezza e ricordo per anni della mia giovane età che abitanti di Castellafiume, da sempre attivi nel procacciamento di legnami dai vicini ricchi boschi dei Simbruini, venivano con muli caricati di legna sui due lati a rifornire le famiglie di Corcumello della legna per l’inverno. Salivano da Castellafiume per la loro vicinale Santa Maria e scendevano per la Via Santa Maria, non vicinale, ma vera via larga; anche perché la vicinale da Castellafiume era su versante assolato e non disturbata da vegetazione, mentre la via verso Corcumello non è assolata e, quindi, o larga o disturbata dalla vegetazione del bosco. Sono tornato di recente a Santa Maria del Monte per un richiamo ed un bisogno in occasione del mio 50°di Sacerdozio, dopo che per anni da ragazzo vi ero salito con i miei, la mia gente ed il mio parroco, e dopo che parroco io stesso, per 25 anni, vi ero salito ogni fine maggio col mio popolo. Purtroppo la strada ampia e larga non c’è più e non va bene e non è giusto: la strada va curata, va manutenzionata, va mantenuta funzionale anche e soprattutto perché la gente del terzo millennio continui una memoria storica e cammini verso un luogo di fede e devozione, verso un orizzonte di Dio.

Don Angelo Piacente, nativo e Parroco emerito di Corcumello

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