De expositis Curcumelli

Un neonato abbandonato nel 1846

L’archivio di stato dell’Aquila ci restituisce, tra gli altri documenti relativi allo Stato Civile, anche l’atto di nascita di un trovatello, un cosiddetto “proiètto”, rinvenuto a Corcumello in località Sancti Petri nel 1846. Il neonato venne registrato con il numero d’ordine 7 nel registro degli Atti di nascita de’ Projetti – Provincia dell’Aquila – distretto di Avezzano – circondario di Tagliacozzo nel comune di Corcumello. Della registrazione dell’atto, a quel tempo, si dovette occupare l’Ufficiale dello Stato Civile operante a Corcumello, di nome Filippo Scipioni. Corcumello all’epoca era ancora comune a sé e si trovava sotto la giurisdizione circondariale di Tagliacozzo (dal 1857 passerà a quella di Capistrello). L’ufficiale Scipioni era formalmente un delegato del presidente del Tribunale della provincia dell’Aquila, sulla base di quanto stabilito dal decreto Regio del 10 Agosto 1819. A rinvenire il bimbo fu un quarantenne corcumellano, Pietro Meco, che la Domenica del 15 marzo 1846, verso le nove di mattina, si stava recando a Sancti Petri: lo trovò con un fazzoletto in testa, provvisto inoltre di fascia e fasciatoio. Sul petto il neonato recava un misterioso biglietto di colore azzurro, forse a riprova di un ricevuto battesimo. Due ore dopo il ritrovamento, Pietro Meco denunciò la scoperta alle autorità locali competenti e consegnò loro il bimbo, al quale venne per l’appunto dato il nome di “Domenico” e il cognome di “Marzo”. A testimoniare il fatto davanti alle autorità furono due altri corcumellani: Antonio d’Angelo e Pietro Ruggieri (sic).

Numero d’ordine 7
L’anno mille ottocento quarantasei il dì quintici del
mese di marzo alle ore untici innanzi di Noi
Filippo Scipioni eletto ed Uffiziale
dello Stato civile del comune di Corcumello di-
stretto di Avezzano provincia di Aquila, è comparso il signor
Pietro Meco di anni quaranta
di professione lavoratore domiciliato in Corcumello
e ci hà dichiarato che mentre egli si recava nel luogo di Sancti
Pietro di Corcumello nel giorno di Domenica
li quintici del mese di marzo alle ore nove
rinvenne un fanciullo recentemente nato, quello che ora consegna a Noi,
Uffiziale dello Stato civile con le vesti, e con gli altri effetti ritrovati
presso il medesimo.
Noi abbiamo riconosciuto che la età apparente dello stesso è di gior-
ni sette e di sesso maschile nè ha marche apparenti. La qua-
lità delle vesti sono come appresso:
una fascia e fasciatore biangho
un fazzoletto legato in testa
e l’altro segno che ha indosso presenta che lo stesso è stato batte-
zzato, ma mancante la cerimonia della
Chiesa non ci è stato posto il nome, giusta
un biglietto trovato in petto a carta turchina.
Abbiamo dato a detto fanciullo il nome di Domenico e col
cognome Marzo e quindi lo abbiamo consegnato alla
commissione amministrazione generale
La detta dichiarazione, consegna, e riconoscimento si è fatta in pre-
senza di Antonio d’Angelo di anni sesanta
di professione lavoratore regnicolo domiciliato in Corcu-
mello, e di Pietro Ruggieri di anni trentasei
di professione lavoratore, regnicolo domiciliato in Corcumello
e data lettura di questo atto si è sottoscritto da noi e non
dalle dichiarante né da testimoni avento detti di non
sapere scrivere.
L’Eletto
Filippo Scipioni.

Chi può dire quale sia stato il futuro di questo bimbo? L’atto certifica che alla fine fu gestito dalla Commissione Amministrazione Generale. Sappiamo solo quello che accadeva di solito in casi del genere: per tutto il periodo dell’allattamento il neonato poteva anche non essere affidato a un befrotrofio, ma, dietro compenso, a una balia, spesso anche locale. Finito l’allattamento, però, passava in gestione al tribunale competente, il quale, nella stragrande maggioranza dei casi, lo inseriva in un istituto. Va detto, comunque, che questa sorte non riguardava solo i figli illegittimi: non era raro, infatti, che la povertà spingesse le madri ad abbandonare anche i figli nati regolarmente all’interno del matrimonio. Questo, ovviamente, avveniva soprattutto per evitare gli impegni e gli oneri dell’allattamento: la madre legittima, infatti, dopo qualche tempo ‘richiedeva indietro’ il proprio figlio all’istituto che lo aveva in cura. E per essere sicura che si trattasse di lui, prima dell’abbandono doveva fare un qualche segno sul neonato, oppure corredarlo di una serie di oggetti riconoscibili, sperando che questi venissero poi conservati come ‘proprietà’ del proiètto. Non è un caso, infatti, che nell’atto che ho pubblicato a un certo punto si dica che il neonato non presenta marche apparenti, e cioè segni artificiali di riconoscimento (che in altri contesti – ad es. il brefotrofio delle “Figlie dell’Annunziata” a Napoli – poteva essere un laccio con una monetina legato alla caviglia del neonato). Questo fa pensare che chi abbandonò il bimbo ritrovato a Corcumello non avesse alcuna intenzione di riprenderselo, e che quindi, molto probabilmente, il neonato rappresentasse il frutto di una relazione extraconiugale o in ogni caso irregolare


Un secondo caso

Un altro neonato viene ‘esposto’ a Corcumello il 21 Giugno 1850. Ma se per il bimbo del 1846 si può anche pensare che l’abbandono sia stato compiuto da persone forestiere, visto che il ritrovamento avviene di fatto sulla strada che conduce a S. Pietro, per questo secondo caso non paiono esserci dubbi: il neonato viene praticamente rinvenuto a ridosso dell’abitato, e cioè a Porta S. Pietro, una delle quattro porte medievali del borgo. Con buona probabilità, quindi, si tratta di una vicenda interamente corcumellana. Questo secondo bambino viene trovato da una donna di trentotto anni residente a Corcumello, Angela Forte, formalmente registrata come filatrice (dato questo assai dubbio, perché moltissime donne sembrano assumere questa specifica qualifica negli atti pubblici). Il fatto avviene alle otto della mattina; alle sedici del pomeriggio se ne informano le autorità, rappresentate all’epoca da Pasquale Piacente, Eletto e Ufficiale dello Stato Civile. Rispetto a quello del primo bambino, il corredo stavolta sembra più ricco: due fasciatoi, uno di lana e uno di ‘filo’, una cuffia, una camicia e un fascione. Anche in questo caso il bambino – che si stima avere solo 15 giorni di vita – non reca segni particolari distintivi (nè ha marche apparenti). A lui si decide di dare il nome di Benvenuto e il cognome di Forte. È quindi affidato alla Commissione per la Nutrizione, istituto di ambito locale (comunale), che a partire dal 1826 si incaricava di provvedere sia in ambito amministrativo, sia sanitario, alle cure dei fanciulli abbandonati (prima del 1826 gli oneri erano direttamente a carico del Real Tesoro del Regno delle Due Sicilie). Testimoni nella registrazione dell’atto figurano due contadini analfabeti: Francesco Caporale di sessant’anni, e Gian Pietro Di Berardino di cinquantatrè, entrambi residenti a Corcumello. Ma non è finita. Avvenuta la registrazione agli atti, dell’accaduto viene informato anche il parroco, che dovrà provvedere al battesimo. Infatti, il giorno successivo (22 Giugno 1850) il bambino riceverà il sacramento e a battezzarlo sarà il parroco di Corcumello dell’epoca, Don Lorenzo Melone.

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