Scripta manent
L’inaugurazione tenutasi lo scorso anno relativa al restauro della chiesa di S. Lorenzo ha indubbiamente riscosso un grande successo. L’eccezionalità dell’evento, infatti, ha doverosamente attirato la presenza di autorità sia laiche sia religiose, nonché – ma è scontato dirlo – di gran parte della popolazione, giustamente esaltata e spontaneamente felice nel vedere rimessa a nuovo la chiesa dedicata al patrono del proprio paese. Già, perché da molto tempo l’edificio – che, lo voglio ricordare, nasce a Corcumello come luogo di culto non destinato al pubblico, ma soltanto alle celebrazioni private della famiglia Vetoli – giaceva in uno stato di quasi abbandono. Così, in parte per l’incuria di chi ha amministrato in questi anni il cosiddetto Patrimonium Sancti Petri, in parte perché – trovandosi extra moenia – effettivamente può risultare “scomoda” a molti, la chiesa di S. Lorenzo negli ultimi anni ha ospitato le celebrazioni religiose sempre più di rado. Anzi, fatta eccezione per la ricorrenza principale del paese, e cioè la festa del 10 Agosto, quando una nutrita schiera di devoti si “arrampica” fino alla parte più alta del borgo, sembra che per il resto dell’anno l’edificio non venga più utilizzato per alcun tipo di funzione. Quella svoltasi per la fine del restauro, però, è stata una festa eccezionale: finalmente nell’edificio nessuno ha più notato muffe, polveri e intonaci scoppiati. E nessuno ha più visto sulle pareti quelle macchie maleodoranti che, insieme all’odore dell’incenso e delle candele accese, propagavano afrori indefinibili e suscitavano una certa ambiguità olfattiva nei convenuti. Dal giorno in cui si è festeggiata la fine dei lavori, tutti hanno respirato un’aria nuova: sono state ridipinte ottimamente le pareti; sono state rimesse a nuovo le volte originarie e nel presbiterio è stato riedificato un altare, praticamente costruito ex novo. Senza dubbio si è avuta l’impressione di una ripulitura generale di tutto l’edificio. Come hanno opportunamente riportato alcune testate locali, il finanziamento all’opera è stato elargito dall’Ufficio Nazionale per Beni Culturali Ecclesiastici della CEI (in unione alla Diocesi dei Marsi e alla Parrocchia S. Pietro di Corcumello) e i lavori di restauro conservativo del monumento si sono svolti sotto la supervisione della Soprintendenza ai Beni Architettonici per l’Abruzzo. Senza dimenticare poi che uno stanziamento corposo sembra essere stato fatto anche da privati. Insomma, ogni cosa sembra essere andata per il meglio: i fedeli contenti per la rinata chiesa, i sacerdoti “parati” a dovere, le autorità politiche e religiose soddisfatte, con volti smaglianti e – giustamente – anche un po’ autocompiaciuti. Tutto per il verso giusto. Certo è un vero peccato, però, per quell’unico neo che, a pensarci bene, rattrista e desola un po’: quella minuta mattonella posta sul pavimento dinanzi all’altare, una piccola lapide incisa a caratteri aurei che, con una forma latina improbabile, reca un errore grossolano proprio lì, ove giacciono le sacre reliquie del “nostro amatissimo” martire Lorenzo.