I nomi di parentela nel dialetto di Corcumello
Tecnicamente verrebbero definiti singenionimi, ma forse viene più naturale indicarli come nomi parentali o di parentela.
Molti ritengono che essi rappresentino addirittura le prime forme di denominazione date dall’uomo e quindi, per la socio-linguistica, costituiscono normalmente un oggetto di studio privilegiato. I nomi di parentela sono in ogni caso fondamentali anche in un ambito di ricerca strettamente socio-antropologico, perché di fatto definiscono il nucleo base della società che li utilizza. Se si pensa, ad esempio, che oramai in italiano il sostantivo nipote indica sia il “figlio/a del proprio figlio o della propria figlia”, sia il “figlio/a del proprio fratello o della propria sorella”, allora si deve immaginare che all’interno del tessuto sociale italiano il termine nipote, ereditato dal definitissimo nepos latino, abbia assunto nel corso del tempo un’accezione molto generica e poco distintiva. Diverso è il caso nelle società anglosassoni, in cui, ad esempio, per indicare il proprio nipote maschio, un nonno inglese userà il termine grandson, mentre uno zio inglese farà ricorso alla parola nephew. E così, rispettivamente, se si tratterà di una nipote femmina, che rispetto al nonno sarà una granddaughter, rispetto allo zio, invece, una niece.
Un maggior livello di classificazione, e quindi di denominazione, riflette verosimilmente un grado maggiore di articolazione e di separazione dei ruoli all’interno di un qualsiasi gruppo sociale. E questo sembra valere sia per i nuclei minimi, come le famiglie, sia per quelli più strutturati, come possono essere i clan, le tribù, etc. Sul piano socio-linguistico, inoltre, una maggiore articolazione nominale sottende quasi sempre un assetto molto rigido e definito dei ruoli parentali, rappresentabili per lo più con uno schema verticistico-piramidale. Nel dialetto corcumellano una differenza sottile ma significativa – e del tutto estranea all’italiano odierno – sussiste ad esempio nella distinzione di ruolo tra il cugino di grado indefinito, coggìno, e il cugino inteso in modo rimarcato come cugino carnale, e cioè fratèglio-coggino (espressione oramai in disuso, ma ampiamente utilizzata almeno fino a una ventina di anni fa. Meno attestato sembra essere stato il suo corrispettivo femminile sorella-coggina per indicare la cugina carnale). Non solo. Sempre fino a qualche decennio fa, accanto alle denominazioni del “nonno” (nónno) e della “nonna” (nònna) intervenivano fattori linguistici distintivi, seppur sviluppatisi come fenomeno espressivo infantile: si aveva infatti papóno (letteralmente “il padre grande”, in quanto padre del proprio padre) e mammòna (letteralmente “la madre grande”, perché madre del proprio padre); espressioni che all’interno del sistema familiare davano palesemente priorità alla discendenza patrilineare. A Corcumello, tuttavia, è esistito anche il fenomeno contrario alla distinzione: alcune denominazioni sono sorte inizialmente per designare ruoli operanti nell’ambito strettamente familiare, per poi, con il tempo, fare riferimento a quelli dell’intera comunità. Possiamo dire, infatti, che esse abbiano assunto man mano un valore socialmente aggregante e inclusivo. È il caso dei termini ziótto e ziòtta, (con evidente accrescitivo dei già generici zio e zia); due espressioni che, estendendo la propria semantica, sono passate ad indicare genericamente ciascun membro anziano della società corcumellana e hanno pertanto acquisito il senso che la lingua italiana riserva rispettivamente a nomi generici quali ‘signore’ e ‘signora’.
Nomi di parentela
italiano | corcumellano |
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padre | patro (se il proprio: pàtremo; antico anche tatà oppure tàta) |
madre | matre (se la propria: mamma) |
nonno | nónno (se il proprio nónnemo; famil. papóno, che però può indicare anche il bisnonno) |
nonna | nònna (se la propria nònnema; famil. mammòna, che però può indicare anche la bisnonna) |
suocero | patrìo (se il proprio: patrìemo); oggi anche sócero |
suocera | matréa (se la propria: matréma) oggi anche sòcera |
figlio | figlio (se il proprio: fìgliemo) |
figlia | figlia (se la propria: fìgliema) |
fratello | fratéglio (se il proprio: fràtemo) |
sorella | sorèlla (se la propria: sòrema) |
zio | zio (se il proprio: zìemo; nb: ziótto perde il riferimento specifico familiare ed equivale al generico “signore”) |
zia | zia (se la propria: zìema; nb: ziòtta perde il riferimento specifico familiare ed equivale al generico “signora”) |
cognato | quinàto (se il proprio: quinàtemo) |
cognata | quinàta (se il propria: quinàtema) |
genero | figliastro o anche jènnero |
nuora | figliastra o anche nòra |
il/la nipote | nepóte (antico masc. nepùto; il/la proprio/a nepótemo/a) |
cugino carnale | fratéglio-coggìno |
cugina carnale | sorella-coggìna (raro) |
cugino (generico) | coggìno |
cugina (generico) | coggìna |
compare (padrino di battesimo/cresima) | combàro |
comare (madrina di battesimo/cresima) | commare |
figlioccio | combarùccio |
figlioccia | commarùccia |
bisnonno | sbinnónno (raro: papóno) |
bisnonna | sbinnonna (raro: mammòna) |