La tradizione della poesia erotica corcumellana
Pubblico alcuni distici appartenenti alla tradizione della poesia erotica corcumellana. Si tratta di versi che ovviamente possono presentare spunti di carattere licenzioso, con riferimenti ironici, doppi sensi spesso ammiccanti e talora espressioni anche piuttosto ‘dirette’. È bene tenere presente, in ogni caso, che questo genere di composizioni ci è giunto solo attraverso la tradizione orale: non nascendo da un’esperienza poetica scritta, né, quindi, essendo fruibile attraverso la lettura, questa ‘letteratura’ veniva sempre prodotta in occasioni che prevedevano la presenza di un pubblico. La declamazione in versi (spesso accompagnata dal canto) veniva improvvisata sul momento e non di rado serviva a ingaggiare una sorta di agone poetico tra compositori. Tutto ciò, ovviamente, ha fatto sì che all’interno della tradizione siano intervenute nel corso del tempo modifiche e ‘interpolazioni’ di vario genere. Ad ogni modo, malgrado fossero il più delle volte espressione di un singolo, tali performances si tenevano esclusivamente nei momenti di partecipazione collettiva, cioè in quelle circostanze ‘rituali’ in cui la ricezione potesse comunque coinvolgere una pluralità di persone: mietitura, vendemmia, matrimoni, serenate, etc.
Riporto qualche distico tra i tanti che ho avuto la fortuna di raccogliere nel corso degli anni. Senza dubbio questo genere di componimenti si inserisce nel filone della tradizione poetica popolare sviluppatasi in tutta l’Italia centrale intorno al XIII sec. I versi che seguono, infatti, sia nel metro utilizzato sia nei temi trattati, presentano forme assimilabili allo strambotto, al contrasto, allo stornello, etc. Come nella migliore delle tradizioni poetiche italiane, si tratta quasi sempre di versi endecasillabi (per lo più con accento su seconda, sesta e decima sillaba, ma anche con soluzioni alternative). Un dato singolare riguarda la rima, perché questa nella maggior parte dei casi risulta imperfetta (nello specifico “in consonanza”). Non si può escludere, quindi, che in origine alcuni di questi componimenti fossero formati non da due soli versi (AB), ma che fossero parte di una struttura più ampia, verosimilmente articolata in rima perfetta alternata (AB AB …). Sebbene non abbia molto senso paragonare la musicalità di questi versi a quella della poesia greca antica, possiamo ugualmente dire che il il loro ritmo sia avvicinabile all’andamento del giambo. Per tale motivo, in un contesto di accentazione intensiva, propria della lingua italiana, ogni verso andrebbe letto ponendo un accento più marcato su tutte le sillabe pari, specialmente la decima.
Distici
Accento marcato su seconda, sesta e decima sillaba: